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I gatti nell'antichità

Ultimo Aggiornamento: 13/11/2007 22:25
13/11/2007 22:25
 
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Tra i grandi filosofi greci,Platone era un grandissimo estimatore dei gatti,mentre Aristotele,che in verità non amava molto il sesso femminile,ha sempre avuto una pessima considerazione delle gatte,infatti scrive: "Le gatte,hanno molto più temperamento dei maschi,non riuscendo ad imporsi con la forza,li soggiogano con continue moine,senza ritegno nè pudore,al punto di usare esse stesse la violenza".
Anche tra i pensatori romani le opinioni sono diverse:
Plutarco,nel suo trattato su Iside e Osiride,definisce la gatta come il simbolo della luna: al primo parto dà alla luce un gattino,due al secondo,tre al terzo e così via fino a ventotto gattini,come i giorni del ciclo lunare.
E' sempre Plutarco ad affermare,con non molta veridicità scientifica,che "le pupille dei gatti si dilattano al plenilunio,mentre si restringono alla luna calante".
"Quando le femmine hanno partorito,non vogliono più saperne dei maschi;questi cercano di accoppiarsi,ma non ci riescono. Allora pensano di togliere alle gatte i piccoli. Li portano via e li uccidono,senza però divorarli. Le femmine,private dei piccoli e desiderose di averne altri,non evitano più i maschi:questa bestia infatti ama riprodursi".

Quetse le curiose teorie di Erodoto sui gatti.Inoltre egli descrive così il comportamento dei gatti in caso d'incendio: "Se scoppia un incendio,i gatti sono vittime di impulsi sovrannaturali. Infatti mentre gli egiziani si preoccupano molto meno di spegnere che di salvare i gatti,questi si insinuano negli spazi vuoti e,scavalcando gli uomini,si gettano tra le fiamme. In questi frangenti un profondo dolore prende gli egiziani".
Il poeta Agazia,che visse sotto il regno di Giustiniano,non era un grandissimo ammiratore dei gatti:in contrasto con l'elogio della pernice,morta nel fiore dell'età,egli scrive: "Perduta alle rocce e alle brughiere,o mia sventurata pernice,più non ti possiede la tua lieve casa di vimini! Allo spuntar delle tiepida aurora non agiti più le ali scaldate alla prima luce. Un gatto ti troncò la testa. Gli ho sottratto il tuo corpo e lui non ha potuto saziare la sua odiosa voracità. Che la terra non ti sia lieve,ma ricopra pesantemente i tuoi resti,affinchè il tuo nemico non possa dissoterrarti. Il gatto che ha mangiato la mia pernice si illude di vivere ancora sotto il mio tetto. No,cara pernice,non ti lascerò senza vendetta e ,sulla tua tomba ucciderò il tuo assassino".


Tratto da un libro sui gatti che ho a casa intitolato "Il Gatto,manuale completo" di Viola Altieri
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