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il linguaggio dei cani

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2009 11:41
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il cane parla
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Per gli esseri umani, i suoni del linguaggio sono abbastanza arbitrari. Non esiste un gruppo di parole che abbia un significato comune per tutti i membri della nostra specie. Suoni differenti in lingue differenti, possono voler dire la stessa cosa. Quelli emessi pronunciando le parole perro, chien, hund, dog e cane hanno uguale senso, anche se di fatto non hanno alcun legame sonoro. Abbiamo provato a eliminare i problemi sorti dalle molte e diverse lingue che parliamo creando una "lingua universale". Il tentativo più famoso è stato l'Esperanto, ma sfortunatamente i risultati non sono stati positivi. Invece i suoni che utilizzano gli animali per comunicare tra loro sono più uniformi. Ogni specie possiede i propri, ma sembra che (fatta eccezione per certi "dialetti" regionali degli uccelli) all'interno di ciascuna esista una sorta di linguaggio comune e universale.

Il codice del linguaggio universale degli animali, che potremmo chiamare esperanto evolutivo, comprende un numero di suoni usati per la comunicazione. Questi non sono stati plasmati da studiosi o da glottologi, ma piuttosto dalla pressione evolutiva che opera sui suoni caratteristici che gli animali emettono. L'esperanto evolutivo permette non solo la comprensione, da parte dei cani, dei segnali vocali di ogni altro cane, ma anche che altre specie animali (compreso l'uomo) riescano a capire il significato di molti di questi segnali. Nell'esperanto degli animali, le regole principali si basano su tre caratteristiche: la tonalità del suono, la sua durata e la frequenza o la velocità della ripetizione.

Prendiamo in considerazione la variazione di tonalità. Il ringhio, l'abbaio e altri versi, se emessi a bassa intonazione solitamente indicano minaccia, rabbia, e dunque la possibilità di un'aggressione. Fondamentalmente vogliono dire: "Stammi lontano". Al contrario, i suoni di elevata tonalità indicano l'opposto. Quello che comunicano è: "Ti puoi fidare a venirmi più vicino" oppure "Posso avvicinarmi?".

Il naturalista Eugene Morton, in uno studio fatto insieme con J. Pope al National Zoological Park di Washington, ha analizzato i suoni di cinquantasei specie di uccelli e di mammiferi, e ha scoperto che la legge dell'Intonazione era valida per ognuno di loro.
Così come ringhiano i cani, ringhiano anche gli elefanti, i topi, gli opossum, i pellicani e le cince. In tutti i casi sembra che il ringhio voglia dire: "Non mi piace", "Mantieni le distanze", o anche "Attento".
Nello stesso modo in cui i cani uggiolano o piagnucolano, lo fanno anche i rinoceronti, i porcellini d'India, l'anatra selvatica e persino i vombati (piccoli marsupiali simili a orsacchiotti), e questi piagnucolii hanno tutti lo stesso significato: "Non sono una minaccia", "Sono ferito" oppure "Ho bisogno".
Gli psicologi hanno riscontrato le stesse caratteristiche nel modo di parlare degli esseri umani. Quando è presente la rabbia, o la minaccia, l'intonazione della voce umana tende ad abbassarsi. Al contrario, quando invita qualcuno ad avvicinarsi e a essere più amichevole, la voce umana tende ad alzarsi di tonalità.

[...]

La terza caratteristica dell'esperanto evolutivo canino è il ritmo ripetitivo.
Suoni che si ripetono spesso, a un ritmo veloce, indicano un grado di eccitamento o di bisogno pressante.
Suoni distanziati, non ripetitivi, di solito denotano un basso livello di eccitamento o una disposizione d'animo transitoria. Un cane che, davanti alla finestra, fa uno o due abbai occasionali, mostra poco interesse per ciò che vede.
Uno che, mentre guarda fuori dalla finestra, abbaia a scoppi e li ripete più volte in un minuto, mostra un livello di eccitamento molto più elevato. Sta segnalando che secondo lui la situazione è rilevante e forse annuncia perfino un potenziale pericolo.


Possiamo capire come queste caratteristiche interagiscono se consideriamo che cosa i cani vogliono dire quando usano le varie vocalizzazioni, come l'abbaio, il ringhio, l'ululato, il piagnucolio e così via.


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